AUTISMO: NUOVE PROSPETTIVE
- Helix Eventide
- 24 giu
- Tempo di lettura: 2 min
L’autismo, in quanto espressione di neurodiversità, non rappresenta semplicemente una differenza comportamentale e/o cognitiva, ma affonda le sue radici in specifici fondamenti neurobiologici.
Studi avanzati di neuroimaging hanno evidenziato, ad esempio, significative variazioni strutturali e funzionali
nel cervello autistico, in particolare per quanto riguarda la connettività neuronale, la densità sinaptica e l’attivazione di specifiche aree cerebrali.
Numerose osservazioni convergono sull’esistenza di una iper-connettività locale all’interno della corteccia
cerebrale, fenomeno che contribuisce a spiegare alcuni tratti cognitivi tipici dell’autismo, come la capacità di concentrazione intensa (stato di flow).
Strutture chiave implicate nella regolazione socio-emotiva, come l’amigdala e la corteccia prefrontale, mostrano frequentemente atipie in termini di volume e/o attivazione, influenzando le risposte emotive e la gestione delle interazioni sociali.
Anche il cervelletto, responsabile della coordinazione motoria e cognitiva, presenta caratteristiche differenti rispetto a quello delle persone neuro-tipiche.
Da un punto di vista operativo, studi mediante risonanza magnetica funzionale (fMRI) hanno rilevato un’attivazione atipica della "Default Mode Network" (DMN), la rete neurale coinvolta nei processi di introspezione, socialità e autoregolazione, suggerendo che le persone autistiche elaborano il mondo interno
ed esterno in modi profondamente differenti rispetto agli individui allistici.
Inoltre, alterazioni nei livelli di specifici neurotrasmettitori, come il GABA e il Glutammato, influenzano l’equilibrio tra eccitazione e inibizione neuronale, contribuendo all’ipersensibilità sensoriale e a modalità
di apprendimento peculiari.
“Attraverso la mia esperienza sia come neuropsichiatra sia come persona autistica, posso affermare e confermare che l’autismo è, a tutti gli effetti, una forma di neurodiversità: una variazione naturale e legittima del funzionamento cerebrale, che comprende modalità distintive di percepire, elaborare e interagire con il mondo.
La neuroscienza contemporanea ci dimostra come il cervello autistico operi attraverso circuiti e connessioni neuronali differenti, ma ugualmente validi e funzionali.
Riconoscere l’autismo come una delle molteplici espressioni della diversità non significa minimizzare le sfide
che può comportare, bensì affrontarle con strumenti adeguati e con una maggiore consapevolezza, rispettando
i bisogni neurologici specifici di ogni individuo.
È evidente che questa peculiare architettura neurale dà origine a una percezione della realtà meno filtrata, caratterizzata da un’elaborazione cognitiva intensa, un’attenzione straordinaria ai dettagli e, spesso, da una esperienza emotiva più profonda e complessa rispetto a quanto comunemente riscontrato.
Questa prospettiva ci consente di riconoscere e valorizzare le capacità delle persone autistiche, promuovendo strategie di supporto mirate e personalizzate, basate su nuove e preziose evidenze scientifiche.”
- Dr. Linoge Samas Spencer
Specialista in Neurochirurgia, Neuropsichiatria e Farmacologia
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