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COCAINA: ANTI-DEPRESSIVO DEMOCRATICO

  • Immagine del redattore: Helix Eventide
    Helix Eventide
  • 24 giu
  • Tempo di lettura: 2 min

Nessun’altra sostanza illegale ha mantenuto nel tempo un’immagine tanto ambigua quanto la cocaina.

Da un lato, è considerata simbolo di successo; dall’altro, viene normalizzata come un "supporto funzionale"

nei contesti professionali e sociali.


Il problema è che questa rappresentazione è culturalmente pericolosa e clinicamente falsa.


La cocaina è una sostanza psico-attiva che agisce in modo diretto e brutale sui principali neurotrasmettitori centrali: dopamina, noradrenalina, serotonina. Produce effetti rapidi, intensi e seducenti: migliora l’umore, aumenta la vigilanza, riduce la fatica, ma lo fa destabilizzando progressivamente l’equilibrio neurobiologico, fino al collasso.


Chi pensa che la dipendenza richieda un uso quotidiano o che sia semplicemente una questione di forza di

volontà, ha una visione ingenua. Bastano poche settimane, anche con un consumo irregolare, per indurre profondi cambiamenti neuro-adattivi.


A quel punto, il cervello ristruttura le sue priorità.


La cocaina diventa necessaria mentre tutto il resto perde significato. Si tratta di una riprogrammazione del sistema motivazionale che non ha nulla a che vedere con il carattere e/o la moralità.


Gli effetti sul corpo e sulla mente sono più estesi ed insidiosi di quanto comunemente si creda:

disturbi dell’umore, ansia, attacchi di panico, insonnia, disfunzioni sessuali, immunosoppressione, ipertensione, calo della libido, fino ad arrivare a veri e propri episodi psicotici. Contemporaneamente, peggiora la tolleranza allo stress, aumenta l’aggressività e si abbassano le soglie di controllo comportamentale.


Il mito della cocaina come "droga ad alte prestazioni" è, nella migliore delle ipotesi, una forma di negazione collettiva. C’è poi un’altra verità scomoda: non tutti corrono lo stesso rischio.

Alcuni individui sono biologicamente più vulnerabili.


La neuroscienza e la genetica comportamentale hanno identificato varianti geniche che influenzano la sensibilità alla ricompensa, alla regolazione dopaminergica e alla suscettibilità alla dipendenza.

Questo non significa che l’uso sia geneticamente predeterminato, ma che per alcune persone l’impatto neurochimico della cocaina è più rapido, più intenso e più difficile da interrompere.


La dipendenza è l’incontro tragico tra una predisposizione biologica e un ambiente che ne facilita l’attivazione.


Come ricercatori e clinici di Helix Eventide, questo è parte del nostro lavoro: comprendere perché alcune persone sviluppano dipendenza mentre altre no e come costruire protocolli personalizzati per aiutare davvero il recupero;

perché, sì, la guarigione è possibile, ma richiede un intervento integrato medico e psicoterapico.


La forza di volontà, gli slogan o l’isolamento sociale non bastano.

La cocaina non è un’abitudine da spezzare; è un processo neurobiologico da invertire.


Infine, non bisogna dimenticare la dimensione etica. Ogni dose acquistata finanzia direttamente sistemi criminali globali basati su sfruttamento, violenza, omicidio e schiavitù agricola.


Non si tratta, quindi, di un problema esclusivamente individuale.

Smettere non significa solo salvare sé stessi; significa interrompere un ciclo che toglie la vita, ovunque.



- 𝐷𝑟. 𝐿𝑒𝑣𝑖𝑛𝑒 𝑆𝑝𝑒𝑛𝑐𝑒𝑟

𝑆𝑝𝑒𝑐𝑖𝑎𝑙𝑖𝑠𝑡𝑎 𝑖𝑛 𝑃𝑠𝑖𝑐𝑜-𝐺𝑒𝑛𝑒𝑡𝑖𝑐𝑎

 
 
 

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